Cose da discutere. Dopo il Fem Blog Camp di Livorno

1 Ott

Laura Cima

Siamo poche, tre o quattro della mia età a Livorno: tante giovani e giovanissime e anche qualche ragazzo, non molti in verità: quelli che ripudiano il patriarcato, e che non vogliono che i loro figli crescano in quella cultura, soffrono di solitudine. Ci ringraziano ma pongono un problema politico di non poco conto. Come si educano i giovani, come si riparano i guasti di questa società? Uno dei lavori più interessanti viene presentato domenica mattina nella sala 3, alla presenza purtroppo di troppo poch*: nemmeno una decina di persone ed anch’io abbandono perchè devo prendere il treno per il ritorno. “Non lo faccio più”, un piccolo libretto che raccoglie un serio lavoro di due anni, fatto anche con la collaborazione dei tribunali dei minori e che verrà presentato anche a Torino, domenica mattina, all’iniziativa di SNOQ “mai più complici”, raccoglie dati e il risultato di molte interviste nelle carceri con giovanissimi stupratori e le ragazzine violentate dai loro amici, complici alcool e altre sostanze che circolano liberamente in discoteca. “Non appoggiare mai il bicchiere in cui bevi, ma tienilo sempre in mano”, perchè non sai quello che potrebbero metterci dentro mentre sei disattenta. Nei media la campagna sugli incidenti stradali post discoteca non ha neppure sfiorato questo argomento che è invece sempre più di attualità. Nelle discoteche entrano minorenni e, mi dice Monica che raccoglie la testimonianza del figlio minore, persino alcuni ragazzini che frequentano ancora le elementari. Quello che la società racconta loro è del livello delle esternazioni del senatore repubblicano che sostiene Romney: “quando prendi a forza una donna si chiude e non resta nepppure incinta”. Invece le ragazzine vengono lacerate fisicamente e psicologicamente: ricordate quella abbandonata sulla neve a l’Aquila dopo essere stata stuprata fuori dalla discoteca da un militare che ha rischiato di morire e aveva remore a denunciare lo stupratore? Infatti neppure il 20% denuncia, perchè si tratta degli amici, della compagnia e si ha paura di essere emarginate, perchè ci si colpevolizza per aver bevuto troppo o essereci state al gioco. E i ragazzini che finiscono in carcere balbettano: mi spiace, non lo sapevo, non lo faccio più. Se sono recuperati è possibile che succeda, se vengono abbandonati si incattiviscono e si vendicano continuando negli stupri: il libro racconta di uno che è entrato e uscito dal carcere e in una ventina d’anni ha commesso più di venti stupri.

Naturalmente tutto ciò è ignoto a ogni forza politica e ad ogni eletto.
Di questo si parla anche con la Zanardo che presenta il suo secondo libro fresco di stampa e qui rompo l’atteggiamento di ascolto che mi ero ripromessa quando si parla degli anni settanta e del femminismo. Esordisce Lorella, memore delle assurde accuse che ha ricevuto anche da partecipanti al primo Camp: “Mi accusano di essere nel sistema, ma per voi cosa significa essere antisistema? Per me negli anni settanta era chiaro che erano contro il sistema quelli che sparavano”. Faccio un balzo sulla sedia e chiedo la parola spiegando la vittoria politica delle donne, alleate con gli operai, nel congresso di Rimini di Lotta Continua che si stava avvicidando a Prima Linea, per dirigenti e servizio d’ordine compiacenti. Semmai Br e servizi deviati con settori dello Stato e dell’antistato hanno affossato lotte operaie e femministe per riportare l’ordine politico-mafioso che mani pultite non è bastata a contrastare.
Un intervento dal pubblico della amica bionda di Alteralias, fotografata con Laura Corradi e me, pubblicizza l’ultimo pamphlet di Muraro “Dio è violent”, concludendo con la tesi che le femministe erano non violente ma ora i tempi sono cambiati. Le chiedo in privato cosa intende? Che parteciperanno a lotte violente?Quali? Non mi risponde chiaramente ma avremo modo di approfondire il dibattito anche a Paestum. Verso la fine un’altra frase di Lorella mi spinge, mio malgrado, ad intervenire, quando sostiene che le femministe non si sono confrontate con le donne comuni: ricordo l’occupazione dei consultori e del Sant’Anna a Torino, il self-help con le immigrate dal Sud alla Falchera, i corsi delle 150 ore. Ma forse il femminismo che si conosce in Italia è solo l’aristocrazia del nulla, che Bocchetti denuncia nella sua intervista a Iaia Caputo? Tema anche questo da approfondire il prossimo week-end a Paestum.
Sono curiosa di conoscere Barbara Spinelli e partecipo al suo workshop sul CEDAW, Convenzione vecchia di trent’anni e ignorato da tutti i governi di destra e sinistra nel nostro paese e sul rapporto ombra presentato a N.Y.Entriamo nella sfera delle Pari opportunità e mi fa piacere che se ne parli in un luogo radicale come il Camp. Chiedo di fare un gruppo sull’Art.7 “piena partecipazione alla vita politica” ma lei, anche autrice del libro sui femminicidi, dirotta su questo tema da discutere nel suo prossimo workshop che diserto perchè ho già fatto il pieno di violenze sulle donne. Pongo il problema della neo-elezione nel Comitato Cedaw di Bianca Pomeranzi, femminista e copromotrice di Paestum, e lo spiega come il modo di tappare la bocca alle ONG che hanno presentato il contro rapporto. Anche questo da ridiscutere sabato e domenica prossimi.
Non mi soffermo su altri momenti che ho seguito parzialmente come sessismo e specismo o su come destrutturare un discorso del blogger Luciano Gasparrini. Ci tornerò

7 Risposte to “Cose da discutere. Dopo il Fem Blog Camp di Livorno”

  1. laura cima 18 ottobre 2012 a 19:38 #

    Carissime, Vi prego di scusarmi ma comincio solo ora a rileggere i commenti che in altri siti sono arrivati al mio post su livorno. Pochi giorni dopo sono partita per Paestum e ora a Torino c’è appena stato l’evento di SNOQ con la coda di polemiche. Sto inoltre definendo il programma di Politiche in-differenti2 seminario a Torino il 13 Novembre. Ho chiesto di spostare sulla rete del FBC il dibattito perchè non sarei più riuscita a seguirlo e mi pareva stessa diventando più un accapigliarsi che altro. Lorella, mi stupisco che tu prenda come offesa i chiarimenti che ho fatto pubblicamente e che mi parevano accettai da tutti. Ho riletto cosa ho scritto e, tenedo conto che sono state impressioni a caldo in treno come faccio sempre in treno quando torno da un evento, non riesco a scorgere frasi offensive. Il tuo lavoro lo conosco bene e lo apprezzo tant’è che ho proposto alle due assessore di Torino che tu portassi avanti un progetto nelle scuolegià nella primavera scorsa, rti ho ripetuto l’invito a Livorno e tu mi hai detto che per ora eri molto impegnata. Potrebbe essere una occasione per approfondire eventuali differenze tra noi Lavoro costantemente per unire donne diverse, come sanno tutte quelle che sono in relazione con me e quindi dubito di provocare fratture. Però amo chiarire il mio pensiero e questo credo che sia possibile in una democrazia.

  2. Paola Zaretti 6 ottobre 2012 a 08:15 #

    Credo non ci sia nulla di più polemico che chiudere un dialogo – è una pessima abitudine – dicendo che non si ha tempo da perdere in polemiche. Bisognerebbe argomentare, invece. L’elitarismo, da che mondo è mondo, ha sempre dato fastidio a chi pensa che pensare non sia la condizione prima del fare, a chi pensa pensiero e azione in termini contrapposti. E allora il “dobbiamo pensare, pensare, pensare” di Woolf è un suggerimento quanto mai felice che cade a proposito.

  3. Donatella Proietti Cerquoni 5 ottobre 2012 a 17:13 #

    Il Femminismo italiano viene accusato per l’ennesima volta di elitarismo, di astrazione, di mancato rapporto con la realtà.
    Intanto farei attenzione a non generalizzare e distinguerei la necessità di quadri teorici in ambito femminista dall’insoddisfazione che è andata maturando in taluni contesti nei confronti di alcune sedi teoriche del Femminismo medesimo.
    Si tratta di una necessità, quella di una buona teoria, alla quale non si può abdicare, pena il ricorso all’ideologia “del fare”, tanto in voga in epoca neoliberista particolarmente in Italia nell’ultimo ventennio, come tristemente ciascuna potrà ricordare. Ma del resto lasciare i più nell’ignoranza credo faccia parte di queste ideologie che vanno illuminate nei loro nessi con il patriarcato, sede privilegiata di mortificazione di quei saperi utili alla messa in discussione dei dispositivi del dominio.
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  4. Maria 3 ottobre 2012 a 13:36 #

    Avrei piacere di capire la differenza tra il dire che le il femminismo non si è confrontato con le donne comuni e il definirlo elitario.
    Inoltre non conterei troppo sull’insanabilità di un conflitto intergenerazionale se vengono promossi eventi come questo il cui blog ci ospita che si dichiarano da subito aperti alla presenza delle giovani interlocutrici e se le giovani interlocutrici vengono in questo blog, oltre che all’evento, a spiegare le loro idee. Idee che io, da femminista storica, reputo di altissimo spessore culturale e politico.
    Mi auguro, piuttosto, che il confronto non venga monopolizzato dal tema della rappresentanza – come si potrebbe evincere dall’articolo postato sopra da Marina Terragni – dato che una cospicua parte del femminismo italiano ha identificato da tempo i termini dell’estraneità ed è consapevole del fatto che un sistema non si cambia rinunciando ai propri principi ma lavorando con altri mezzi da quelli in suo dal potere istituzionale, per i propri (nostri) obiettivi.
    Mi auguro altresì che a Paestum non vi sia alcuno spazio per passerelle pre-elettoralistiche e che il conflitto, superando ogni personalismo in agguato, sia produttivo come è sempre stato nel femminismo e come potrà esserlo con le meravgliose giovani che incontreremo, meravigliose a giudicare dalle idee che qui abbiamo già letto e delle quali approfitto per ringraziarLe.

  5. lorella zanardo 2 ottobre 2012 a 06:22 #

    Non ho mai detto chele femministe non si sono confrontate con le donne comuni. Ho detto che in guiro per l’Italia trovo MIGLIAIA E MIGLIAIAdi donne comuni che nullasannoei loro diritti. e forse OGGI il FEMMINISMO è un movimento elitario. Veramente LAura con tutto quello che c’è da fare non abbiamo tempo di polemiche inutili. Qs tuo post provoca incomprensioni inutili.

  6. lorella zanardo 2 ottobre 2012 a 06:18 #

    Cara Laura leggo con sorpresa il tuo post. Se di un lavoro di 3 anni nelle scuole, cio che hai da raccontare sono qs due frasi, resto veramente esterefatta. Frasi che fuori dal contesto non dicono assolutamente cio che volevo dire. Ho un blog, che ti prego di leggere, dove scrivo da tre anni tutto il bene possibile dei movimenti femministi, Mentre altrettanto non fanno i movimenti femministi verso il mio lavoro. Ti prego di informarti. e magari di raccontare il lavoro capillare che portiamo avanti nelle scuole. La frase sui movimenti anni 70 voleva essere una provocazione per dire a chi si dice oggi fuori dal sistema: ” voi cosa state facendo?” .
    Riportata come fai tu non fa che alimentare frauttre tra le donne.
    Mi dissocio totlamente dal tuo commento

    • Naif Manontroppo 2 ottobre 2012 a 19:44 #

      E’ incredibile come queste over 50 e 60 non vogliano capire la realtà delle donne contemporanee. Io credo che la frattura generazionale sia insanabile. Lorella, non perdere nemmeno tempo a spiegare perchè tanto non ascoltano.

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