di Rosaria Guacci
Convegno “Libera ergo sum”. La sfida femminista nel cuore della politica, 5/6 ottobre 2013
A promuovere questo terzo convegno a Paestum, il cosiddetto Paestum 2013, sono state chiamate le donne giovani, la generazione successiva a quella delle “fondatrici ” degli anni ’70. Se il convegno dell’anno precedente si era chiuso con la dizione “Siamo tutte femministe storiche”, è con parole quasi poetiche e contestuali a un passaggio di testimone che queste giovani donne ci accolgono sabato mattina al Teatro Ariston di Paestum. “Le pratiche del pensare in presenza sono feconde. Ci hanno detto ‘Andate avanti voi; c’è stata una chiamata alla responsabilità di chi è venuta dopo”, inizia una delle organizzatrici del gruppo Artemide di Paestum. “La nostra è una pratica genealogica viva: d’amore. L’eredità ricevuta è enorme ma ancora da esplorare. Ci sono conflitti fra pratiche politiche femministe, poste in gioco. Vogliamo analizzarle.” E’ questa la pratica di relazione con le altre donne, il “fra donne”. L’andare con signoria nel mondo è ‘il senso di me’ nel mondo, “un’orizzontalità che non significa essere tutte pari, una genealogia viva che permette di procedere con più forza e libertà non stando più nelle dinamiche del Potere. Se negli anni ’70 ci fu bisogno di una pratica di separatezza, oggi l’unica separatezza che ci interessa è quella dal potere”. (Sara Gandini, Libreria delle donne di Milano). La genealogia in vita, il passaggio del testimone è una cosa bella; il superamento anche dialettico e conflittuale delle differenze generazionali vuol dire non negare gli apporti e la costruzione che si fa insieme, in uno scambio anche difficile. E’ un’eredità in vita, non contraffatta: oggi che siamo tutte vive possiamo parlarci in presenza.
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Tag:discussione, Libera ergo sum, Paestum 2013, tematiche
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