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In risposta a “Le ragioni di un no” di Ilaria Durigon, Laura Capuzzo, Chiara Melloni

9 Dic

di Stefania Tarantino – Tristana Dini – Barbara Verzini – Sara Gandini – Laura Colombo

In risposta a “Le ragioni di un no” di Ilaria Durigon, Laura Capuzzo, Chiara Melloni

Carissime,

l’incontro è stato pensato non per escludere qualcuna ma per mettere a tema questioni che principalmente riguardano la generazione politica successiva agli anni ’70. Parliamo di “generazione politica” per riferirci al contesto in cui ci siamo, insieme ad altre, trovate ad agire politicamente e singolarmente a partire dagli inizi degli anni ‘90. Un contesto molto diverso da quello degli anni ‘60 e ’70 in cui, come si diceva, si “partiva da zero”, e in cui il movimento delle donne cominciava a prendere una forma non più collaterale ai partiti storici della sinistra istituzionale ed extra-parlamentare. Dalle battaglie per l’emancipazione e per la parità si passava al separatismo e alla differenza sessuale.

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Rassegna stampa: Luisa Betti, il manifesto

18 Ott

di Luisa Betti

Batti e ribatti sul post #Paestum

C’è un forbito dibattito intorno a quello che è successo a Paestum quest’anno. C’è chi fa finta di nulla, chi cerca di ripristinare i confini abbattuti, chi dà addosso alle Femministe nove (F9) per la “presa della Bastiglia” quando sono salite sul palco, chi ribadisce che l’autocoscienza ci porterà alla liberazione totale, e chi invece accetta di dialogare con un diverso modo di sentire e un differente modo di procedere, al di là dei dati anagrafici. E la sollecitazione a scrivere qui e oggi, mi viene proprio da uno degli interventi più lucidi in questo senso, ovvero quello di Pina Mandolfo sul blog di Paestum, di cui apprezzo la schiettezza e il coraggio.

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Una Risposta a “19 ottobre: Dopo Paestum alla Libreria delle donne di Milano”

16 Ott

di Pina Mandolfo

Mie care, fatemi essere drastica. Da Paestum 2013 mi sono portata a casa, nel mio lavoro, nella mia città, la delusione di quella che mi è sembrata un’altra occasione perduta. Per non dire dell’inutile diatriba tra femministe dell’ultima ora e storiche, che ha riempito il dibattito. Diatriba che si è spostata, a tratti con un livore malsano, nel folto gruppo su “Democrazia, autogoverno e istituzioni delle donne”. Cosa dire della frustrazione di molte, tra quelle che si erano iscritte, che fino alla fine abbiamo, inutilmente, sperato e tentato senza esito, che il battibeccare di poche donne “autorevoli”, che nulla aveva a che fare con diritti e cittadinanza, ritornasse nel suo alveo?

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Di ritorno da Paestum 2013: i nostri riporti

15 Ott

di Pia Brancadori e Nunzia Scano  (Circola nel cinema Alice Guy)

 

Tornate a Cagliari da Paestum, coinvolte ancora nell’intensità pulsante degli incontri in presenza, ed anche nel rivedere e risentire i diversi interventi delle plenarie in video, abbiamo continuato a interrogarci su che cosa ci siamo riportate a casa, da rigiocarci e rilanciare nel nostro contesto di vita e operatività, da questo II incontro del femminismo di Paestum 2013, che abbiamo desiderato e scelto proprio anche in continuità con quella che per noi è stata la condivisa generatività del Paestum 2012.

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Voci da Paestum

12 Ott

di Rosaria Guacci

Convegno “Libera ergo sum”. La sfida femminista nel cuore della politica, 5/6 ottobre 2013

A promuovere questo terzo convegno a Paestum, il cosiddetto Paestum 2013, sono state chiamate le donne giovani, la generazione successiva a quella delle “fondatrici ” degli anni ’70. Se il convegno dell’anno precedente si era chiuso con la dizione “Siamo tutte femministe storiche”, è con parole quasi poetiche e contestuali a un passaggio di testimone che queste giovani donne ci accolgono sabato mattina al Teatro Ariston di Paestum. “Le pratiche del pensare in presenza sono feconde. Ci hanno detto ‘Andate avanti voi; c’è stata una chiamata alla responsabilità di chi è venuta dopo”, inizia una delle organizzatrici del gruppo Artemide di Paestum. “La nostra è una pratica genealogica viva: d’amore. L’eredità ricevuta è enorme ma ancora da esplorare. Ci sono conflitti fra pratiche politiche femministe, poste in gioco. Vogliamo analizzarle.” E’ questa la pratica di relazione con le altre donne, il “fra donne”. L’andare con signoria nel mondo è ‘il senso di me’ nel mondo, “un’orizzontalità che non significa essere tutte pari, una genealogia viva che permette di procedere con più forza e libertà non stando più nelle dinamiche del Potere. Se negli anni ’70 ci fu bisogno di una pratica di separatezza, oggi l’unica separatezza che ci interessa è quella dal potere”. (Sara Gandini, Libreria delle donne di Milano). La genealogia in vita, il passaggio del testimone è una cosa bella; il superamento anche dialettico e conflittuale delle differenze generazionali vuol dire non negare gli apporti e la costruzione che si fa insieme, in uno scambio anche difficile. E’ un’eredità in vita, non contraffatta: oggi che siamo tutte vive possiamo parlarci in presenza.

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