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Lettera di Lea Melandri a Sara Gandini, Laura Colombo, Stefania Tarantino, Tristana Dini, Barbara Verzini

9 Dic

di Lea Melandri

Lettera di Lea Melandri a Sara Gandini, Laura Colombo, Stefania Tarantino, Tristana Dini, Barbara Verzini

Care amiche,

ogni generazione è libera di prendere da quelle precedenti ciò che le serve, libera anche di ripetere il già visto e il già sofferto – come state facendo voi, rinfocolando le divisioni che sapete bene essere cominciate nel femminismo italiano dall’inizio degli anni ’80 -, ma non si può pensare di riscrivere la storia secondo i propri orientamenti ideologici, o per così dire, ‘a piacere’. Tanto più che stiamo parlando di una storia che ha riempito archivi, studi, riviste, pubblicazioni, e che continua a vivere nelle pratiche politiche di molte donne. Non basterà perciò avere invitato all’incontro di Bologna solo la “generazione politica” venuta dopo il primo femminismo per impedire che riemergano, non le “diversità”, che dite di voler confrontare, ma la divaricazione che si è prodotta con la pubblicazione del libro Non credere di avere dei diritti e con l’elaborazione da parte della Libreria di  Milano del “pensiero della differenza”, che è solo una della possibili interpretazioni della differenza tra i sessi, anche se si è imposta con l’assolutezza delle verità dogmatiche.

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In risposta a “Le ragioni di un no” di Ilaria Durigon, Laura Capuzzo, Chiara Melloni

9 Dic

di Stefania Tarantino – Tristana Dini – Barbara Verzini – Sara Gandini – Laura Colombo

In risposta a “Le ragioni di un no” di Ilaria Durigon, Laura Capuzzo, Chiara Melloni

Carissime,

l’incontro è stato pensato non per escludere qualcuna ma per mettere a tema questioni che principalmente riguardano la generazione politica successiva agli anni ’70. Parliamo di “generazione politica” per riferirci al contesto in cui ci siamo, insieme ad altre, trovate ad agire politicamente e singolarmente a partire dagli inizi degli anni ‘90. Un contesto molto diverso da quello degli anni ‘60 e ’70 in cui, come si diceva, si “partiva da zero”, e in cui il movimento delle donne cominciava a prendere una forma non più collaterale ai partiti storici della sinistra istituzionale ed extra-parlamentare. Dalle battaglie per l’emancipazione e per la parità si passava al separatismo e alla differenza sessuale.

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Messaggio del Collettivo femminista maistarezitte

13 Nov

di Letizia per il Collettivo femminista maistarezitte di Brindisi

A Paestum siamo rimaste molto perplesse nel verificare che il capitalismo non contrasta il patrimonio dei movimenti delle donne e la teoria femminista ma l’assimila a sé, abbiamo riscontrato un femminismo tra virgolette molto attento al patriarcato ma poco attento alla classe.

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Le parole che vogliamo

1 Ott

di Barbara Romagnoli, Adriana Terzo, Tiziana Dal Pra

Care amiche,

non possiamo essere con voi a Paestum per motivi personali e di lavoro. Saremmo venute volentieri a raccontarvi dell’idea che abbiamo lanciato oramai quasi 4 mesi fa. Come alcune di voi sanno, abbiamo lanciato un appello per uno “Sciopero” delle donne [qui trovate il testo] perché vorremmo dare un segnale forte e chiaro contro il femminicidio e la cultura della violenza che lo permette. Non siamo sole, circa 3mila adesioni in pochi mesi, il sostegno di associazioni, sindacato, parlamentari e donne (e uomini) che hanno raccolto il sasso che abbiamo lanciato. Siamo convinte che in gioco c’è la nostra libertà di donne, libertà nel voler scegliere e determinare la nostra vita, la nostra sessualità, le nostre scelte sul corpo. È evidente che questa libertà è ostacolata a più livelli, tutti intrecciati fra loro, non solo dagli uomini meno consapevoli ma dalla società tutta. Vi inviamo come contributo alla riflessione comune, il documento che abbiamo scritto all’indomani della proposta di legge nota come decreto femminicidio e che consideriamo il nostro manifesto politico.

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Pratiche di autodeterminazione: corpi e sessualità

26 Set

Proposta di laboratorio

di Collettivo Altereva

Crediamo che nessuna pratica, nessuna relazione possano essere vissute pienamente da protagoniste senza partire dalla consapevolezza della propria sessualità e del proprio corpo. 

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